Abbiamo intervistato il Dr. Dolz, che ci racconta attualmente in che situazione si trova la riproduzione assistita: parliamo del futuro delle moderne tecniche, e di altre nuove che aiutano a migliorare i principali inconvenienti dei trattamenti utilizzati al giorno d'oggi.
Qual'è stata la traiettoria della riproduzione assistita dai suoi inizi sino ad oggi?
Com'è risaputo, tutto è cominciato nel '78 con la nascita di Louise Brown, e da allora sono avvenute molte cose che hanno cambiato la riproduzione: ciò che più importa è che sono nati molti bambini grazie alle tecniche. Il panorama è cambiato moltissimo: quando iniziai io, poco più tardi, ciò che più mi colpì fu che esistevano molte tecniche diagnostiche, però poche soluzioni.
La risposta più significativa era l'inseminazione artificiale, e a volte si effettuava la Fecondazione in Vitro; vero è che, a poco a poco, la riproduzione assistita è migliorata, ha fatto passi in avanti e ciò ha reso possibile che ogni volta ci siano meno tecniche diagnostiche e più soluzioni ai problemi. Credo che questa sia stata la grande conquista ed il gran cambio degli ultimi 30 anni.
Quale crede che sarebbe, in futuro, la maggior conquista che si possa raggiungere? Un ulteriore passo in avanti?
Dobbiamo ancora migliorare molto. Esiste una serie di problemi che devono ancora essere risolti. All'interno del campo diagnostico genetico pre-impiantazionale, una cosa molto importante sarebbe di poter studiare questi embrioni senza aggredirli, o ottimizzando i risultati, perché attualmente si tratta di una tecnica molto efficace che però non è esente da rischi.
Dobbiamo essere coscienti del fatto che ciò che facciamo è selezionare un embrione che non abbia malattie, però, di fatto, non stiamo trattando queste malattie: questo sarebbe il futuro, poter curare una patologia dell'embrione.
Altri fondamentali passi in avanti sono giunti con il tema della vitrificazione. La vitrificazione di ovociti di embrioni ha rappresentato una grande conquista: abbiamo dei risultati eccellenti, ed è stato aperto un campo fondamentale per preservare la fertilità, e pazienti con cancro possono conservare i loro ovuli per il giorno in cui siano guarite e possano avere un bambino.
Rispetto al DGP, esistono alcuni problemi etici e morali. Qual'è la sua opinione in merito?
L'ideale, all'interno della riproduzione assistita, sarebbe che non ci fossero problemi morali: ciò permetterebbe di trattare i disturbi con l'ingegneria genetica. Questa sarebbe di fatto una soluzione accettabile per tutti, no?
Attualmente, è fino a dove possiamo arrivare: possiamo selezionare quegli embrioni che non abbiano patologie, e credo che questo sia già un passo in avanti, per lo meno per una famiglia che abbia una patologia ereditaria e abbia la possibilità di evitarla al nascituro.
Cosa segnò un cambio radicale tra il passato della riproduzione assistita ed il presente? La scoperta di quealche tecnica particolare?
Sì, credo che ci sia stata una tecnica cruciale per la riproduzione assistita: l'ICSI, l'Iniezione Intracitoplasmatica di Spermatozoi. Questa tecnica ha permesso di ottenere gravidanze in casi di fattore maschile severo.
Dunque bisogna pensare che non più di 15 anni fa, quando c'erano uomini con spermatozoi al di sotto del milione o due milioni, il trattamento consisteva nell'andare ad una banca del seme a cercare un donatore, poiché non si poteva avere un figlio con la Fecondazione In Vitro. Tuttavia, attualmente, nei casi molto complicati, ottenendo 3, 4 o 5 spermatozoi è possibile avere dei tassi di gravidanza accettabili.
Credo che questo sia stato il grande passo in avanti degli ultimi 15 anni.
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Questo articolo è stato scritto e recensito dal team inviTRA.