Il momento del trasferimento embrionario è uno dei più importanti in tutte le tecniche di riproduzione assistita in vitro, poiché, se non si effettua adeguatamente, il risultato potrebbe non essere quello sperato, anche se a volte, pur realizzando il processo in modo attendibile, l'esito è comunque negativo.
Una volta che la paziente lascia la sala di trasferimento, per lei comincia un mondo totalmente diverso da quello di prima del trattamento, poiché gli embrioni sono stati trasferiti e comincia il conto alla rovescia fino al test di gravidanza, che di solito è 14 o 15 giorni più tardi, calcolando a partire dalla puntura ovarica, o, nel caso del trasferimento di embrioni congelati, sommando 10 giorni al giorno di sviluppo dell'embrione trasferito.
L'unico farmaco da somministrarsi è quello suggerito dal ginecologo durante il trattamento, in cui di solito si mantiene la dose di progesterone per via vaginale, per sostenere la funzionalità del corpo luteo fino alla dodicesima settimana circa di gravidanza; quando il ginecologo consiglia di ridurre la dose, o di sospenderla, la placenta comincia a generare progesterone in quantità sufficiente, tanto che un extra esterno non è più necessario.
Se fosse il caso di curare qualche tipo di fastidio, come malditesta, maldidenti, o qualche affezione del genere, si consiglia di parlare con lo specialista che si sta occupando del trattamento, però in generale non ci sono problemi nel momento in cui si assume un analgesico tipo Paracetamolo.
Riposo dopo il trasferimento
E' opportuno riposarsi nelle 6 ore dopo il trasferimento, per poi condurre una vita tranquilla, senza importanti sforzi fisici, sport intensi o sollevamento di pesi eccessivi.
E' anche importante non avere rapporti sessuali fino al test di gravidanza, così come è meglio evitare d'immergersi nell'acqua, sia nella vasca, in piscina o in mare, e in acqua calda, per evitare completamente possibili infezioni e non compromettere la medicazione assunta dalla paziente.
Escluse le attività brusche, dopo un trasferimento embrionale la vita e le attività quotidiane possono continuare: uscire, passeggiare, guidare e anche lavorare, sempre che ciò non comporti un enorme sforzo fisico.
Si raccomanda sempre di bere molti liquidi, con un'attenzione alle urine, che siano normali, e ridurre l'assunzione di sale, per quanto possibile.
Si consiglia di contattare il centro che ha effettuato il trattamento se si notano sintomi come sanguinamento, febbre, vomito, gonfiore e dolore addominale, o anche difficoltà respiratorie.
Due settimane d'attesa
Ciò che manca perché l'attesa finisca è realizzare il test di gravidanza. Si fa abitualmente 14-15 giorni più tardi a contare dal giorno della puntura ovarica o, nel caso di un trasferimento di congelati, 10 giorni dopo lo sviluppo dell'embrione trasferito.
Si può realizzare in due modi: con urine o con prelievo del sangue. La paziente dovrà seguire le istruzioni fornitele dal centro di riferimento, al quale comunicherà sempre l'esito del test (sia esso positivo o negativo), perché le vengano date ulteriori spiegazioni su cosa fare dopo.
Nel caso in cui fosse positivo, probabilmente le verrà consigliato di recarsi dal ginecologo abituale, per effettuare un'ecografia e controllare che tutto vada bene.
Se il risultato è negativo ma non c'è stato sanguinamento vaginale, molto probabilmente sarà opportuno lasciar passare una settimana e ripetere il test, poiché il risultato potrebbe positivizzarsi.
La cosa fondamentale è mantenere la calma e seguire passo a passo i suggerimenti del centro di riproduzione assistita, il cui unico obiettivo è che la paziente che si è rivolta loro riesca ad avere un bimbo sano.
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Questo articolo è stato scritto e recensito dal team inviTRA.