Quando i figli non arrivano, alcune domande che ci pongono amici e familiari possono risularci scomode: "A quando i bambini?", "Siete bene assistiti nel trattamento di riproduzione assistita?", "Hai già provato a rilassarti?". Questo tipo di questioni risvegliano emozioni come irritazione, tristezza o dolore, in base al momento che stiamo attraversando.
Perchè ci disturbano le domande?
Ci sono due parti coinvolte: da un lato chi le pone non è solitamente cosciente della difficoltà nè della frustrazione che implica l'infertilità. Le domande possono essere anche una maniera implicita per permetterci di fare qualcosa in più o qualcosa di diverso. D'altra parte la persona che le riceve non accetta in anticipo la domanda e risponde solitamente in maniera brusca o forzata; questo è dovuto al fatto che normalmente si pensa che ci sia qualcosa che sta andando "male" o che non si sta facendo il necessario, il che aggiunge ancora più peso alla sensazione di colpevolezza.
Come gestirle
Nella Terapia Gestalt diciamo "accetta prima quello che senti". Questo è imprescindibile, se non acetti quello che senti, nemmeno gli altri lo faranno o almeno questa sarà la sensazione che riceverai. Non criticarti per non sapere cosa dire o per reagire in maniera eccessiva; stai attraversando una delle situazioni più complicate e non è facile da affrontare. Aiutati e delinea un piano per la prossima volta: puoi preparare in anticipo la risposta che desideri dare, scriverla per ricordartela e anche accordarla con il tuo partner. Ecco alcune idee:
- Dare una risposta esplicativa-educativa. Molte delle persone che fanno domande non sanno, nè si immaginano cosa voglia dire avere un problema di infertilità. Ricordare ciò può aiutarti a calibrare i sentimenti intensi. Informali, per esempio, sulla percentuale di coppie che non possono avere figli, in cosa cosiste il processo, tutto ciò che implica, lo sforzo che richiede e i sentimenti più comuni. Questo ti permette di allontanarti un pò dalla tua esperienza e allo stesso tempo dai all'altro l'opportunità di riparare alla poca sensibilità della sua domanda.
- Non rispondere. Perchè no? Tutti abbiamo il diritto di non rispondere se non lo vogliamo. Un modo per farlo è quello di cambiare argomento: "E come va con la questione del figlio?" - "Ah guarda, va bene.. E a te come va con il nuovo progetto?". Deve essere fatto con delicatezza, deve notarsi che non desideri rispondere, ma non in modo brusco, quindi il cambio di argomento deve essere radicale ma non esageratamente.
- Chiedere all'altra persona che ti racconti prima cosa le succede. Un modo potrebbe essere: "Ora ti rispondo, ma prima sono curiosa, perchè me lo chiedi?". Le domande solitamente nascondono un'opinione o un sentimento che non si manifesta apertamente. Forse non trovi una risposta personale o sincera, ma almeno inviti le altre persone a mostrarsi prima che lo faccia tu.
Probabilmente un giorno vorrai e potrai raccontare liberamente quello che ti sta capitando. Intanto rispettati e proteggiti se ne hai bisogno. Nessuno ti obbliga ad aprirti completamente, è la tua situazione e sei tu a decidere se vuoi raccontarlo e in che modo. Ciò nonostante, trattare questo tema con naturalezza aiuta ad affrontarlo.
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Autore
Questo articolo è stato scritto e recensito dal team inviTRA.
Sicuramente è scomodo rispondere a domande che fanno riferimento ai tuoi problema di infertilità, ma non credo che si debba avere vergogna nel parlare di queste cose. Ci sono cose di cui si dovrebbe provare vergogna nel parlarne e non credo che l’inferrtilità sia una di queste! Inoltre con i progressi che si stanno facendo nella medicina riproduttiva ormai si può dire che non sia nemmeno più un problema!!!